Abercrombie & Fitch licenzia un 25enne: «Sei troppo vecchio»

Il giudice ha ordinato al colosso Usa la riassunzione del lavoratore definendo il provvedimento discriminatorio di Cristina Genesin

MARCON. Brutta grana per la Abercrombie & Fitch, colosso di moda statunitense specializzato nei vestiti casual giovanili. Il giudice del lavoro di Venezia, Chiara Coppetta Calzavara, ha condannato l’azienda alla riassunzione di un lavoratore di origine filippina residente a Padova licenziato per aver raggiunto i 25 anni d’età. Troppo vecchio per la casa di moda: così il ragazzo, classe 1990, è stato messo sulla strada «senza giustificato motivo con carattere discriminatorio in violazione dell’articolo 6 di una direttiva Europea sulla parità di trattamento in materia di occupazione» aveva denunciato nel ricorso il difensore Emanuele Spata. Tesi accolta dal giudice di primo grado che ha annullato il licenziamento e ordinato la reintegrazione del lavoratore riqualificando il contratto come subordinato a tempo indeterminato e part time (dalle ore 21 alle 2) per cinque giorni a settimana. Non solo. Ha imposto ad Abercrombie & Fitch di pagare un risarcimento pari agli stipendi non incassati dal giorno della disoccupazione forzata oltre alle spese legali.Il lavoratore era tutelato dal giuslavorista Spata per conto di Sindacato lavoro e società (Sls) guidato da Vittorio Rosa. Decisione clamorosa, che potrebbe costringere il colosso – multinazionale con store al Valecenter – a rivedere tutti i contratti stipulati con i ragazzi impiegati nel ruolo di “immagine” o come addetti allo stoccaggio delle magliette. Una mansione svolta dal giovane che si era rivolto al giudice. Il 2 dicembre 2012 aveva siglato un contratto di lavoro a chiamata, a tempo determinato. L’1 aprile 2014 il rapporto è convertito a tempo indeterminato sempre per un lavoro intermittente di addetto al riordino merce in orario serale. Il 23 gennaio 2014 arriva la lettera di licenziamento «per superamento dei limiti di età (25 anni) previsti per la tipologia contrattuale». Il giudice scrive: «Se il ricorrente è stato assunto per svolgere prestazioni di carattere intermittente… dovrà essere utilizzato coerentemente con tali indicazioni e non potrà essere licenziato per il solo fatto di compiere 25 anni». Ma la realtà sarebbe diversa: «La prestazione del ragazzo è relativa a un lavoro continuo che va svolto ogni sera, il riordino del negozio», osserva il giudice. Le prove? Le buste paga e i turni visibili in “rete”. Conclude il giudice che si tratta di «un licenziamento discriminatorio perché fondato sull’età del dipendente». Al quale sono state riconosciute le tutele dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

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