Lavoro a tempo, mille risarcimenti

Oltre mille lavoratori, che erano stati assunti con un contratto a tempo determinato oppure dalle agenzie interinali per il cosiddetto lavoro somministrato e successivamente licenziati alla scadenza naturale del rapporto di lavoro, sono stati riassunti e/o risarciti economicamente dopo le relative conciliazioni davanti al giudice. Il «miracolo» è stato possibile grazie ad una valanga di ricorsi.
I ricorsi sono stati effettuati dal sindacato autonomo SLS (Sindacato Lavoro Società) guidato da Vittorio Rosa, attraverso lo studio legale dell’avvocato Emanuele Spata. Il 20% dei ricorrenti ha ottenuto la riassunzione immediata; il restante 80% è stato già liquidato con somme anche superiori ai 10.000 euro visto che i lavoratori che vincono il ricorso, in base alle leggi vigenti, devono essere rimborsati, in media, da due mesi e mezzo di stipendio sino ad un anno di retribuzione.
Alla fine di una causa un operaio, che aveva lavorato tanti anni in un’azienda ed era stato licenziato più volte, è stato risarcito addirittura con 100 mila euro. In linea di massima si rivolgono al SLS gli immigrati. Ossia le fasce più deboli e meno tutelate. La fabbrica, dove sono stati vinti più ricorsi individuali è l’Arneg, l’azienda di Marsango di Campo San Martino che produce banconi frigoriferi.
Nello stabilimento fondato da Luigi Finco i ricorsi accolti, seguiti da altrettante conciliazioni, sono stati 330. Ma la SLS ha stravinto quasi ovunque. Tre ricorsi vinti anche alla Carraro Group ed in tante altre aziende meccaniche del padovano e delle province limitrofe (Vicenza, Venezia, Treviso). Vittorie dei lavoratori su tutti i fronti anche in numerose imprese del tessile- abbigliamento, del settore chimico e nelle cooperative, nonché nei comparti più svariati della pubblica amministrazione (Sanità, Poste Italiane, Inpdap, enti locali, etc).
Ma qual è il segreto di queste cause? «Quasi tutti i giudici ci hanno dato ragione perc hé abbiamo individuato in tutti i contratti a termine contestati, una palese carenza di motivazioni concrete – spiega il segretario provinciale di SLS, con sede in via Nicolò Tommaseo 15 -. Due esempi: quando si assume una nuova lavoratrice per sostituirne un’altra in maternità, la legge dice che nel contratto a scadenza deve essere scritto, con date precise e con nomi concreti, chi esattamente va a sostituire la nuova assunta. Non basta scrivere solo la frase «per motivi di maternità di una dipendente». Un altro caso: se si assume un operaio a tempo perchè in azienda sono arrivate nuove commesse, nel contratto a termine deve essere scritto, esattamente, anche la quantità e la qualità degli ordinativi per i quali si rende necessaria la nuova assunzione temporanea». L’avvocato Spata, invece, spiega le motivazioni specifiche a livello giudiziario in base alle quali vengono vinti quasi tutti i ricorsi. «In genere i giudici ci danno ragione in base all’articolo 1 del Decreto legislativo n.368 del 2001 (la legge che disciplina il contratto di lavoro a tempo determinato), del Dlgs n.276 del 2003 (Legge Biagi) e del cosiddetto Collegato lavoro del 2010, introdotto dal ministro Maurizio Sacconi nel 2010 – sottolinea il legale con studio in via Berchet -. In pratica riusciamo a dimostrare che, nei contratti a termine, devono essere specificate, nei minimi dettagli, sia la reale temporaneità che la causale del lavoro»

leggi l’articolo: http://ricerca.gelocal.it/mattinopadova/archivio/mattinodipadova/2011/05/10/MCKPO_MCK03.html

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