Vede morire l’operaio e perde il lavoro

RUBANO. Nella mattinata dell’11 agosto di quest’anno Valentin Ndogi, 21 anni, ora residente a Pontelongo, operaio nella cooperativa per le pulizie La Veloce, si trovava a fianco di Gianni Piran, 48 anni, di Selvazzano Dentro, quando questi fu travolto e ucciso da un montacarichi in fase di discesa all’interno della Frescura Casalinghi, a Rubano. Un incidente sul lavoro che si portò via all’istante un operaio, che tutti consideravano un uomo buono e generoso, che faceva parte dell’associazione El Fiò Col Tabar ed era anche uno dei donatori di organi del paese. Illeso per miracolo, l’albanese è rimasto letteralmente traumatizzato dal tragico episodio. Tant’è che, dopo essersi rivolto al sindacato di base Sls( Sindacato lavoro e società) guidato da Vittorio Rosa, ha chiesto e subito ottenuto dall’Inail il riconoscimento della malattia professionale, che, in questi casi, scatta in automatico.

 

Ma il sindacato non si è fermato al riconoscimento della malattia sul lavoro: attraverso lo studio dell’avvocato Emanuele Spata, ha chiesto il relativo danno biologico. Nel frattempo, però, il contratto a termine che lo legava alla cooperativa La Veloce è scaduto. Il lavoratore socio Valentin Ndogi ha fatto di tutto per non perdere il posto di lavoro, ma i responsabili della cooperativa in questione non hanno accettato per niente le motivazioni addotte dal sindacato per la proroga del contratto a tempo determinato. E così al segretario di Sls, Vittorio Rosa, non è rimasto altro da fare che impugnare il licenziamento in tribunale. «Siamo davanti a una vicenda molto particolare», sottolinea il sindacalista. «Il contratto deve essere prorogato per due motivi. Uno: in base alle nuove normative, non si può far lavorare un operaio solo un breve periodo di tempo. Due: il giovane albanese ha più opportunità di ottenere il danno biologico se resta legato alla cooperativa per cui lavorava». ( f.pad.)

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