via Niccolò Tommaseo 15

35131 - Padova (PD)

+39 049 8755938

Telefono

CAMPODARSEGO

Soddisfazione del sindacato Slp per la sentenza del giudice del lavoro Francesco Perrone che ha sancito come la morte dell’operaio Lahcen Boukdir, avvenuta il 3 marzo dello scorso anno, sia correlata al lavoro svolto nella fonderia del gruppo Valbruna di Vicenza.

«Il verdetto è il successo della battaglia legale condotta dalla famiglia che chiedeva chiarezza e giustizia per il proprio congiunto, come si opponeva sempre al riconoscimento delle malattie professionali e dei morti sul lavoro – ha commentato Vittorio Rosa (Slp) –. L’Inail dovrebbe invece investire nel lavoro di prevenzione aumentandone i controlli sulle condizioni di lavoro dei dipendenti, sull’applicazione delle normative in tema di sicurezza e tutela dei lavoratori. Questa volta è stata fatta giustizia per il dipendente defunto. Voglio ringraziare i medici di Medicina del Lavoro che hanno concluso come il cancro che lo aveva colpito fosse riconducibile alle condizioni di lavoro».

LA VICENDA

Dal momento dell’assunzione l’uomo era stato destinato a lavorare in fonderia dove il suo stato di salute, già precario al momento della cromatura, lavorava a stretto contatto con sostanze chimiche quali il cromo esavalente, sostanza cancerogena, la soda caustica e i solventi di vario tipo.

La vicenda prende avvio nel 2016, quando l’operaio comincia ad accusare i primi sintomi della malattia, oltre ad una tosse persistente. Era esposto tossicologicamente più di quello che in realtà avrebbe dovuto. La sua situazione peggiora sensibilmente fino a rendere necessaria una serie di accertamenti medici, che evidenziano un tumore in stato avanzato ai polmoni.

Con il passare del tempo, la documentazione acquisita è insufficiente per eseguire un giudizio medico-legale. Nel frattempo le condizioni dell’operaio si aggravano sempre più. Viene sottoposto anche a interventi chirurgici ma il 3 marzo dello scorso anno arriva il decesso.

Le sostanze chimiche a cui era stato esposto nel corso della sua attività lavorativa risultano fondamentali per stabilire il legame tra la malattia e le condizioni di lavoro.

«Il cancro è stato considerato riconducibile alle condizioni di lavoro»

Per due volte l’istituto si era opposto alle richieste della famiglia

La moglie e i cinque figli non si arrendono e presentano un ricorso amministrativo contro l’archiviazione dell’Inail, anch’esso respinto.

Il caso viene preso in mano dall’avvocato Emanuele Spata e giunge di fronte al tribunale del lavoro di Padova. Il medico legale conferma il nesso tra l’attività lavorativa e l’esposizione a sostanze tossiche.

La sentenza accoglie il ricorso degli eredi e impone all’Inail di risarcire la famiglia.

I risarcimenti saranno stabiliti nel corso del procedimento amministrativo. La decisione definitiva è attesa per l’inizio del 2020.

Luisa Morbiato – il Gazzettino